Helena Falabino
Rede mit uns
Berlino, 2015
È un progetto costituito da ritratti e interviste a sex workers indipendenti e autodeterminate che lavorano in Germania. Raramente vengono coinvolte le sexworkers nel dibattito pubblico sulla prostituzione, si tende spesso a non distinguere il fenomeno della tratta di esseri umani da quella che è la scelta autonoma di una persona adulta. Siamo abituati ad un immaginario stereotipato e univoco, le sex workers vengono presentate il piu? delle volte come vittime, se non di un racket quantomeno di se? stesse, e comunque non vengono quasi mai interpellate.
Rede mit uns si concentra esclusivamente sul lavoro sessuale indipendente e autodeterminato, e ha coinvolto un numero ristretto di persone che raccontano la loro esperienza professionale e personale di sex workers. Il progetto vuole essere uno strumento per avvicinarsi a un fenomeno complesso e accompagnare lo spettatore lungo un tragitto mentale che porti a nuovi modi di interpretare la prostituzione e all’abbattimento di pregiudizi comuni. Il titolo e? un omaggio allo slogan del primo congresso del Sex Arbeit tenutosi a Berlino nel 2014, Rede mit uns statt u?ber uns, “Parlate con noi invece che parlare di noi”.
Johanna Weber, fondatrice di BesD.
“Ho iniziato a fare questo lavoro a 25 anni, mentre studiavo Slavistica ad Amburgo. Poi ho smesso, perche? non l’avrei mai considerato come la mia professione, e per anni ho lavorato nel marketing dello sport. Ma non mi rendeva felice, era un lavoro che non comportava alcuna creativita?. Avevo 45 anni, e non volevo passare la vita a fare cose che non avevano senso per me, e ho iniziato a ripensare ai tempi in cui facevo la prostituta…Cosi? ho cercato una casa d’appuntamenti su internet, e mi sono presentata. Dopo sei mesi ho pensato “E’ questa la mia professione”.
CoryCocktail, Adventure Consultant.
“In Germania il lavoro sessuale e? legale, ma le leggi sono molto complicate e stanno diventando più rigide, specialmente per chi, come me, non viene dall’Unione Europea. In tal caso e? generalmente molto difficile trovare lavoro e accedere a qualsiasi tipo di servizio sociale, cosa interessante poiche? il lavoro sessuale e? da sempre praticato anche da persone migranti, proprio perche? ti permette di avere flessibilita? e di guadagnare di piu? rispetto ad altre attività. Il fatto che ci siano tante restrizioni non impedisce alle persone di esercitarlo, ma peggiora solo le loro condizioni di lavoro.”
*Spiralena*
“Preferisco definirmi una sex activist piu? che una sex worker, prendo parte a progetti sperimentali di porno queer i cui proventi vanno a finaziare attività per la tutela dell’ambiente e contro le discriminazioni sociali. Si puo? dire che uso la mia energia sessuale per devolverla alla realizzazione dei miei ideali e per motivi che vanno al di là del guadagno. Mi vedo come una guerriera che combatte per la luce, l’armonia e l’amore.”
Lucia
“Sono piuttosto rigida per quanto riguarda i servizi che offro, lavoro principalmente come dominatrice “intoccabile”, non permetto alcun contatto attivo da parte del cliente nei miei confronti. Ritengo che la liberta? sia la cosa piu? importante in questo lavoro, quindi ho deciso che non sarebbe mai stato la mia principale fonte di sostenta- mento, in modo da poter esercitare solo quando ne ho voglia. Mi rendo conto di essere molto privilegiata in questo, ho avuto modo di studiare, di informarmi, di essere autodeterminata, di non dover nascondermi.”
E
“Dopo un mese che il progetto Rede mit uns era stato presentato in una mostra e in un libro, E. mi ha chiesto di essere esclusa dal progetto a causa delle pressioni ricevute dai suoi famigliari. Ho deciso di rendere la sua immagine irriconoscibile e mantenere comunque la fotografia nella serie per suscitare delle riflessioni sul problema della discriminazione sociale, forse il piu? grande che devono affrontare le sex workers.”
Mara
“Non lo faccio per i soldi e nessuno mi costringe a farlo. E’ un lavoro molto bello, e porta le persone a relazionarsi in modo intenso. Ma a parte le abilità tecniche ed emozionali, uno deve saper imporre con chiarezza quali sono i limiti e il fatto che sei tu a condurre il gioco; è molto importante essere autentici in questo lavoro ma anche saper prendere decisioni sul momento, riuscire a lasciarsi andare con persone diverse…bisogna essere empatici, ecco.”
Sunny
“Ho deciso di fare parte di questo progetto per dire alla societa? che noi sex workers esistiamo, che il nostro e? un lavoro che deve essere rispettato, e che bisogna iniziare ad accettare il fatto che ci siano delle persone come me che lo fanno volontariamente, perchè gli piace. Se siete tutti cosi? tolleranti, iniziate ad accettarci come sex workers, cosi? come siamo, e non comportatevi come se fossimo noi il problema.”
Hanna
“Mi piace molto lavorare con le persone disabili, perche? condividiamo l’esperienza dell’essere discriminati. Finche? non glielo dico non sanno che sono disabile anch’io, perche? non lo sembro. L’esperienza che ho avuto durante l’adolescenza di non essere accettata, di essere percepita non come una donna ma come una “cosa” disabile, mi ha reso in grado di percepire una persona con disabilità come un essere sessuale, esattamente come tutti gli altri.”
Johanna Weber, fondatrice di BesD.
“Ho iniziato a fare questo lavoro a 25 anni, mentre studiavo Slavistica ad Amburgo. Poi ho smesso, perche? non l’avrei mai considerato come la mia professione, e per anni ho lavorato nel marketing dello sport. Ma non mi rendeva felice, era un lavoro che non comportava alcuna creativita?. Avevo 45 anni, e non volevo passare la vita a fare cose che non avevano senso per me, e ho iniziato a ripensare ai tempi in cui facevo la prostituta…Cosi? ho cercato una casa d’appuntamenti su internet, e mi sono presentata. Dopo sei mesi ho pensato “E’ questa la mia professione”.
Johanna Weber, fondatrice di BesD.
“Ho iniziato a fare questo lavoro a 25 anni, mentre studiavo Slavistica ad Amburgo. Poi ho smesso, perche? non l’avrei mai considerato come la mia professione, e per anni ho lavorato nel marketing dello sport. Ma non mi rendeva felice, era un lavoro che non comportava alcuna creativita?. Avevo 45 anni, e non volevo passare la vita a fare cose che non avevano senso per me, e ho iniziato a ripensare ai tempi in cui facevo la prostituta…Cosi? ho cercato una casa d’appuntamenti su internet, e mi sono presentata. Dopo sei mesi ho pensato “E’ questa la mia professione”.
CoryCocktail, Adventure Consultant.
“In Germania il lavoro sessuale e? legale, ma le leggi sono molto complicate e stanno diventando più rigide, specialmente per chi, come me, non viene dall’Unione Europea. In tal caso e? generalmente molto difficile trovare lavoro e accedere a qualsiasi tipo di servizio sociale, cosa interessante poiche? il lavoro sessuale e? da sempre praticato anche da persone migranti, proprio perche? ti permette di avere flessibilita? e di guadagnare di piu? rispetto ad altre attività. Il fatto che ci siano tante restrizioni non impedisce alle persone di esercitarlo, ma peggiora solo le loro condizioni di lavoro.”
*Spiralena*
“Preferisco definirmi una sex activist piu? che una sex worker, prendo parte a progetti sperimentali di porno queer i cui proventi vanno a finaziare attività per la tutela dell’ambiente e contro le discriminazioni sociali. Si puo? dire che uso la mia energia sessuale per devolverla alla realizzazione dei miei ideali e per motivi che vanno al di là del guadagno. Mi vedo come una guerriera che combatte per la luce, l’armonia e l’amore.”
Lucia
“Sono piuttosto rigida per quanto riguarda i servizi che offro, lavoro principalmente come dominatrice “intoccabile”, non permetto alcun contatto attivo da parte del cliente nei miei confronti. Ritengo che la liberta? sia la cosa piu? importante in questo lavoro, quindi ho deciso che non sarebbe mai stato la mia principale fonte di sostenta- mento, in modo da poter esercitare solo quando ne ho voglia. Mi rendo conto di essere molto privilegiata in questo, ho avuto modo di studiare, di informarmi, di essere autodeterminata, di non dover nascondermi.”
E
“Dopo un mese che il progetto Rede mit uns era stato presentato in una mostra e in un libro, E. mi ha chiesto di essere esclusa dal progetto a causa delle pressioni ricevute dai suoi famigliari. Ho deciso di rendere la sua immagine irriconoscibile e mantenere comunque la fotografia nella serie per suscitare delle riflessioni sul problema della discriminazione sociale, forse il piu? grande che devono affrontare le sex workers.”
Mara
“Non lo faccio per i soldi e nessuno mi costringe a farlo. E’ un lavoro molto bello, e porta le persone a relazionarsi in modo intenso. Ma a parte le abilità tecniche ed emozionali, uno deve saper imporre con chiarezza quali sono i limiti e il fatto che sei tu a condurre il gioco; è molto importante essere autentici in questo lavoro ma anche saper prendere decisioni sul momento, riuscire a lasciarsi andare con persone diverse…bisogna essere empatici, ecco.”
Sunny
“Ho deciso di fare parte di questo progetto per dire alla societa? che noi sex workers esistiamo, che il nostro e? un lavoro che deve essere rispettato, e che bisogna iniziare ad accettare il fatto che ci siano delle persone come me che lo fanno volontariamente, perchè gli piace. Se siete tutti cosi? tolleranti, iniziate ad accettarci come sex workers, cosi? come siamo, e non comportatevi come se fossimo noi il problema.”
Hanna
“Mi piace molto lavorare con le persone disabili, perche? condividiamo l’esperienza dell’essere discriminati. Finche? non glielo dico non sanno che sono disabile anch’io, perche? non lo sembro. L’esperienza che ho avuto durante l’adolescenza di non essere accettata, di essere percepita non come una donna ma come una “cosa” disabile, mi ha reso in grado di percepire una persona con disabilità come un essere sessuale, esattamente come tutti gli altri.”
Johanna Weber, fondatrice di BesD.
“Ho iniziato a fare questo lavoro a 25 anni, mentre studiavo Slavistica ad Amburgo. Poi ho smesso, perche? non l’avrei mai considerato come la mia professione, e per anni ho lavorato nel marketing dello sport. Ma non mi rendeva felice, era un lavoro che non comportava alcuna creativita?. Avevo 45 anni, e non volevo passare la vita a fare cose che non avevano senso per me, e ho iniziato a ripensare ai tempi in cui facevo la prostituta…Cosi? ho cercato una casa d’appuntamenti su internet, e mi sono presentata. Dopo sei mesi ho pensato “E’ questa la mia professione”.