Ferdinando Vella
Los Indignados
Spagna, Estate 2010
Leggendo il diario di George Orwell, che porta il titolo “Omaggio alla Catalogna”, mi è venuto in mente di accostarlo alle foto fatte in Plaça Catalunya durante i giorni dell’occupazione da parte degli indignados; chiaramente è solo un accostamento letterario. Molte delle sensazioni che ho percepito durante il tempo trascorso nella piazza in quei giorni, le ho rivissute e ripensate leggendo quel libro. “Il diario” è la cronaca della guerra civile spagnola in Catalogna raccontata dallo scrittore durante la sua esperienza nelle file repubblicane e, sebbene fosse giunto lì per scrivere, subito si arruolò e cominciò a combattere una guerra civile che non era la sua. Allo stesso modo, mentre stavo lì, insieme a tutta quella gente diversa tra loro, mi sono sentito coinvolto e ho sentito il bisogno di dare un mio contributo alla loro causa. “Era la fine di dicembre del 1936[…] Ero arrivato in Spagna con la vaga idea di scrivere articoli per stampa, ma poi mi ero arruolato quasi subito nella milizia, perché in quel momento e in quell’atmosfera sembrava l’unica cosa concepibile da fare. Gli anarchici mantenevano ancora il virtuale controllo della Catalogna e la rivoluzione era ancora in pieno corso.
Qualcuno che fosse stato lì sin dall’inizio forse avrebbe avuto l’impressione già a dicembre e a gennaio che il periodo rivoluzionario stesse finendo. Ma se si era appena arrivati () bastava guardarsi attorno a Barcellona per essere sorpresi e soggiogati. Era la prima volta che mi trovavo in una città dove la classe operaia era saldamente in sella. Praticamente tutti gli edifici, piccoli o grandi che fossero , erano stati occupati dagli operai ed erano pavesati di bandiere rosse o di quelle rosso-nere degli anarchici; su ogni muro c’erano disegnati falci e martelli e le sigle dei partiti rivoluzionari; quasi ogni chiesa era stata saccheggiata e le immagini sacre bruciate (). Qua e là ogni negozio e ogni caffè aveva un cartello che dichiarava che era stato collettivizzato () camerieri e commessi ti guardavano negli occhi e ti trattavano da pari a pari. Le formule d’indirizzo servili o addirittura cerimoniose erano scomparse. Nessuno più diceva “Señor” o “Don” e neanche “Usted”; tutti si chiamavano “Compagni” e si davano del tu , si salutavano con “Salud!”